Età evolutiva

L’età evolutiva è un periodo fondamentale della vita di un individuo, la cui individuazione in termini di età non ha una rigida divisione temporale. Generalmente, con tale termine viene indicato un periodo compreso tra la nascita e i 18 anni, dall’infanzia all’adolescenza. Questo periodo viene diviso in tre fasi principali:

1. dalla nascita ai sei anni;
2. dai sette ai tredici o quattordici anni;
3. dai quattordici ai diciotto anni.

Questo cammino è caratterizzato da numerosi ed importanti cambiamenti, fisici, emotivi, comportamentali ed affettivi. Il bambino si trova ad affrontare sfide quotidiane come la separazione dai genitori, l’inserimento a scuola, le prestazioni scolastiche, il confronto con i pari e l’apprendimento di nuove regole. Queste situazioni possono essere molto faticose o fonte di sofferenza per alcuni bambini, il cui disagio  non viene generalmente espresso a livello verbale ma a livello comportamentale, corporeo ed emotivo. È importante, quindi, riuscire a riconoscere i segnali di sofferenza del bambino al fine di intervenire nel modo più tempestivo ed appropriato. Quando il bambino manifesta disagio nell’affrontare situazioni a forte impatto emotivo (separazione dei genitori, ingresso a scuola ecc.) può essere utile un lavoro di sostegno psicologico con l’obiettivo di accompagnare lui e la sua famiglia nel momento della difficoltà; quando, invece, il disagio si trasforma in un disturbo significativo, l’intervento per alleviare la sofferenza e ridurre i sintomi è la psicoterapia specifica per l’età evolutiva.

Infanzia

Il periodo della vita chiamato infanzia è molto importante in quanto il tipo di stimoli che il bambino riceve, il modo in cui li elabora e il conseguente processo di sviluppo fisico e psichico, incideranno notevolmente sulla formazione della personalità. Pian piano il bambino impara a rispondere in modo consono agli stimoli ambientali, attraverso un processo di adattamento che gli permette di diventare sempre più competente nella gestione dei contesti di vita.

Le difficoltà dei bambini

Le problematiche che i bambini possono presentare durante i primi anni di vita ostacolano lo sviluppo del bambino, spesso non risultano facilmente riconoscibili e comprensibili ai genitori e possono rendere difficile la gestione della vita familiare. Le problematiche possono essere di diverso tipo:

  1. Difficoltà nel gestire le emozioni. I bambini possono manifestare difficoltà nell’interazione con i coetanei o con i familiari; possono manifestare isolamento, crisi di rabbia o di pianto e risultare aggressivi verso gli altri; spesso sono agitati a casa o a scuola.
  2. Difficoltà di concentrazione e di apprendimento. I bambini che fanno fatica a mantenere a lungo la concentrazione trovano molto faticoso studiare, con una conseguente compromissione più o meno grave dei risultati scolastici.
  3. Ritardi nello sviluppo psicomotorio o linguistico. I bambini, in questo caso, presentano difficoltà nella maturazione di competenze motorie, linguistiche o comunicative a causa di disturbi specifici che possono avere ripercussioni sullo sviluppo generale cognitivo-affettivo.
  4. Problematiche legate all’alimentazione, al sonno e al controllo sfinterico. I bambini possono essere molto selettivi durante i pasti, fare frequenti capricci o manifestare un appetito insaziabile. Possono manifestare difficoltà specifiche nel ritmo sonno-veglia, fare fatica ad addormentarsi, avere incubi o frequenti risvegli notturni. Possono presentare difficoltà nel controllo sfinterico, faticano a togliere il pannolino, non si accorgono dei loro bisogni fisiologici e faticano a maturare una propria autonomia.
  5. Eventi traumatici di vario genere, lutti o separazioni. Quando un bambino si trova ad affrontare una situazione traumatica come la perdita di persone importanti o la separazione dei genitori, il suo equilibrio viene rotto e il suo senso di sicurezza attaccato. In queste circostanze può mostrare dei comportamenti insoliti, che mai aveva avuto, e può manifestare forti emozioni di rabbia o aggressività o, al contrario, chiari segnali di insicurezza e paura. In questi momenti il bambino ha bisogno di ricostruire gradualmente un senso di protezione e sicurezza, in modo da elaborare l’evento subito.

Adolescenza

Il termine adolescenza deriva dal latino “adolescere”,  ossia “crescere”, ed è uno stato di transizione dallo stato di bambino a quello di giovane adulto, una fase della vita durante la quale l’individuo conquista le abilità e le competenze necessarie ad assumersi le responsabilità relative al futuro stato di adulto e si conclude con l’avvento di quest’ultimo. Questo periodo prevede una costante evoluzione e continue trasformazioni che spesso, dall’esterno, vengono scambiate per volubilità, instabilità, squilibrio. In questo momento della vita gli interrogativi e i dubbi su di sè, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che generalmente rientrano nella normalità.

Le difficoltà degli adolescenti

I temi evolutivi sui quali si svolge la crescita degli adolescenti e sui quali, in questa fase della vita, si possono strutturare sintomi disfunzionali, riguardano generalmente:

  1. L’accettazione del proprio corpo in mutazione: l’immagine corporea viene messa in crisi dai cambiamenti della pubertà e necessità quindi di essere ristrutturata ed assimilata come facente parte di una nuova identità. Il corpo, diventato estraneo, viene utilizzato come uno spazio di sperimentazione, o in casi più estremi come un campo di battaglia, sul quale si scatenano eventuali conflitti (disturbi alimentari, abuso di sostanze, gravidanze precoci, etc.).
  2. L’acquisizione di un’identità personale ben definita, che permetta all’adolescente di percepirsi con una precisa definizione di sé stesso in termini di personalità, credenze, valori, motivazioni e preferenze. Uno dei passaggi essenziali per la risoluzione di questo processo è l’acquisizione di autonomia rispetto alle figure genitoriali, con la conseguente e necessaria ristrutturazione della propria immagine nel contesto familiare. Viene vissuto in lutto rispetto alla perdita della propria identità infantile.
  3. Il consolidamento di un’identità sessuale e di genere, ossia la convinzione stabile di appartenere all’uno o all’altro sesso e di identificarvisi. Le trasformazioni del corpo e la maturazione degli organi genitali innescano il bisogno di intensificare i comportamenti che caratterizzano il genere sessuale nel quale l’adolescente si identifica. Appartiene a questo processo il compito di integrare la nuova sessualità con l’affettività in un insieme  armonioso.
  4. Le relazioni con i coetanei e lo sviluppo di una identità sociale. L’identità dell’adolescente si costruisce prevalentemente all’interno del gruppo di coetanei, attraverso la condivisione e il senso di appartenenza. Quando queste relazioni risultano compromesse si possono verificare difficoltà che necessitano di essere adeguatamente valutate.
  5. La formazione di sistemi motivazionali, valori e progettualità futura più strutturati tramite:  interiorizzazione di norme e valori stabili e coerenti con la propria identità, mediazione fra bisogni interni ed esigenze sociali, sviluppo di aspirazioni e di una personale visione del mondo.